passaparola

martedì 25 marzo 2008

Questi sono alcuni dei reati compiuti dal mafioso berlusconi, la gran parte di questi reati sono restati impuniti grazie alle leggi che si è fatto per non finire in galera

Falsi Imbilanci

* Lodo Mondadori, corruzione giudiziaria (attenuanti generiche, sentenza definitiva)
* Caso All Iberian 1, 23 miliardi di lire in tangenti a Craxi (attenuanti generiche e nuova legge intervenuta, sentenza definitiva)
* Caso Lentini, falso in bilancio (attenuanti generiche e nuova legge intervenuta, sentenza definitiva)

Reati estinti per intervenuta amnistia

* Falsa testimonianza P2
* Terreni Macherio, imputazione per uno dei due falsi in bilancio

Sentenze di assoluzione

* Caso All Iberian 2 (falso in bilancio, sentenza di I grado)
* Sme-Ariosto 1 - imputazione su vendita Iri, corruzione giudiziaria (sentenza di I grado)
* 4 Tangenti alla guardia di finanza (assolto per non aver commesso il fatto, sentenza definitiva)
* Medusa cinematografica, falso in bilancio (assolto in quanto per la sua ricchezza potrebbe non essersene accorto, sentenza definitiva)
* Sme-Ariosto 2, falso in bilancio (stralciato in base alla nuova legge sul falso in bilancio)
* Sme-Ariosto 1 - corruzione in atti giudiziari per due versamenti a Renato Squillante (assoluzione per non aver commesso il fatto e perché il fatto non sussiste, sentenza definitiva)
* Terreni Macherio, imputazione per appropriazione indebita, frode fiscale, e uno dei due falsi in bilancio (sentenza definitiva)

Procedimenti archiviati

* Bilanci Fininvest, falso in bilancio e appropriazione indebita (prescritto a causa della nuova legge sul falso in bilancio)
* Consolidato Fininvest, falso in bilancio (prescritto in base alla nuova legge sul falso in bilancio varata dal governo Berlusconi)
* spartizione pubblicitaria Rai-Fininvest
* traffico di droga
* tangenti fiscali Pay-tv
* Stragi 92-93, concorso in strage
* Concorso esterno in associazione mafiosa assieme a Marcello Dell'Utri, riciclaggio di denaro sporco

Procedimenti in corso

* Diritti televisivi, falso in bilancio, frode fiscale, appropriazione indebita (indagini in corso)
* Tangenti a David Mills, corruzione giudiziaria (rinviato a giudizio)
* Corruzione per aver raccomandato attrici in RAI (richiesto rinvio a giudizio)

e molto ancora.....

lunedì 24 marzo 2008

Il caso Alitalia

Alitalia la compagnia di Bandiera è in crisi. Ad oggi è costata all'Italia quasi 1300 miliardi di euro ma l'averla ripetutamente foraggiata con i nostri soldi non è riuscito ad evitarle il rischio fallimento. Prima di portare i libri contabili in tribunale, si è tentata la mossa della vendita e tra i vari pretendenti. Il consiglio di amministrazione ha ritenuta più solida e migliore la proposta Air France...questo accadeva quasi un anno e mezzo fa. Dopo di che sindacati, lavoratori e politici si sono messi in mezzo per rimandare o far fallire l'accordo, con il risultato che oggi le azioni Alitalia si sono ulteriormente deprezzate e chiunque la compri la pagherà ancora meno. Questa storia ha comunque molti ante-fatti. Vediamone alcuni:
nel lontano 2006 Il premier Silvio Berlusconi disse:
"...non immagino chi possa essere interessato a questa Alitalia..."
Peccato che per cinque anni abbia causato più danni che nel decennio precedente...
Ricordo che sino al 1999 i bilanci della compagnia di bandiera erano positivi e che i due anni peggiori per l'Alitalia sono stati il 2001 e il 2004 quando al tesoro non c'erano Prodi o Padoa Schioppa.
E chi erano i presidenti Alitalia nel glorioso quinquennio Berlusconiano?
Nel 2004 viene nominato (dal governo di centro destra) alla presidenza Giancarlo Cimoli che aveva appena lasciato con infamia l'incarico di presidente delle FS (con un buonuscita di 6 milioni di euro e risultati disastrosi per le ferrovie dello stato). Prima di lui era presidente Alitalia il leghista di ferro Giuseppe Bonomi (già presidente della SEa, la società di gestione dell'aeroporto milanese Malpensa, considerata la vera causa del disastro dello scalo che perde 200 milioni di euro all'anno ma può permettersi di foraggiare il comune di Milano con dividendi pari a 180 milioni). Adesso, dopo aver lasciato Alitalia, è nuovamente alla guida della SEA...
Infine faccio notare che, per quanto in crisi , nel 2005 la nostra cara Alitalia ha rilevato Volare, una compagnia ancora più disastrata.
La morale sembra essere: più danni fai e più ti premiamo, alla faccia della tanto esaltata meritocrazia di destra... E adesso Berlusconi sotto elezioni si inventa una fantomatica cordata di imprenditori che potrebbero salvarla...

domenica 23 marzo 2008

Mancano 21 giorni alle elezioni. Come ho scritto nel precedente post, a mio parere l'unico politico degno della fiducia degli italiani è Di Pietro. Ma non è di questo argomento che voglio parlare adesso.
Oggi vi parlerò di come potrete scegliere il partito da votare.
Prima di tutto, dovete fare una riflessione: in questi ultimi 15 anni Berlusconi è stato eletto già due volte, combinando sempre tanti casini. Ma anche la sinistra ha le sue responsabilità, non vi credete. Comunque ora non ve le sto ad elencare, altrimenti non finiremo più. Sta di fatto che, tra elezioni anticipate e governi tecnici, siamo arrivati ad una situazione da terzo mondo: la nostra repubblica viene paragonata a quelle dell'America del Sud, molti italiani stentano ad arrivare a fine mese, ma nonostante questo, i politici si permettono di aumentarsi lo stipendio di 1300 euro al mese. Inoltre, anche se la costituzione dice che l'Italia è uno stato laico e che ogni finanziamento statale alla chiesa o a privati è un reato, in tutte le finanziarie troviamo ingenti finanziamenti ad entrambi, per non parlare della forte ingerenza della chiesa negli affari interni dello stato italiano.
Abbiamo poi molte questioni legali irrisolte, come per esempio il conflitto di interessi e la vecchia questione delle leggi ad personam fatte dal governo Berlusconi.
Se poi si guarda all'economia italiana la situazione pare senza uscita: all'inizio del 2007 il governo era sicuro di riuscire ad ottenere un PIL molto vicino al 2%, mentre oggi esso stenta ad arrivare allo 0,6%. Inoltre è stato stimato che nel 2007 la produzione industriale si è abbassata del 20%.

è quindi necessario che il 13 e il 14 aprile, si voti utilizzando il cervello: gli italiani, infatti, non saranno chiamati a scegliere soltanto tra un criminale, Berlusconi, o un politico che ha reso Roma la città dello spettacolo e del divertimento, ma che non si è preoccupato delle zone malandate, del traffico, della sicurezza e dell'inquinamento. Mi riferisco a Veltroni.
No, non ci saranno soltanto loro due. Ci saranno anche Storace e Casini, che io non voterò mai, ma che vanno apprezzati per il loro coraggio nel difendere le loro radici, distaccandosi dal PdL, sapendo benissimo che tale gesto potrebbe compromettere la presenza di loro rappresentanti al Parlamento. Ci sarà Bertinotti, ci sarà Boselli e naturalmente Di Pietro. É vero che i voti di quest’ultimo andranno al PD, ma più rappresentanti avrà l'Italia dei Valori, maggiori saranno le probabilità che il Parlamento agisca nella legalità e che avvenga quel cambiamento di cui abbiamo bisogno per uscire da questa fase buia in cui ci troviamo da 15 lunghi anni e che ci ha portati ad essere il fanalino di cosa dell'UE.
Quindi, quando andrete a votare, considerate bene i programmi dei candidati, tutto il programma, e non soltanto la parte economica, dove ci viene promesso l'abbassamento, se non addirittura la totale scomparsa delle tasse, che non avverrà mai!!!!! Pensate anche al passato dei candidati e il loro precedente lavoro in politica.
E speriamo che almeno stavolta venga fuori un governo decente che ci riporti al nostro "antico splendore".

sabato 22 marzo 2008

Vi chiederete perché se io ho definito il mio blog "uno strumento per criticare la politica e i politici", ho messo il banner dell'Italia dei Valori. La risposta è molto semplice: Di Pietro è un caso a parte, non va considerato come un politico, ma come un uomo tra gli animali, come l'ultimo difensore dei diritti degli italiani: è lui il magistrato che condusse l'inchiesta giudiziaria "Mani Pulite", che permise di smascherare i finanziamenti illegali ai partiti durante la prima repubblica, ed è lui che per primo nel governo Prodi si è impegnato per ridurre costi e privilegi della politica. Infine, è lui che si è preoccupato di inserire nel suo programma elettorale la reintroduzione del reato per il falso in bilancio e l'eliminazione del conflitto di interessi di ogni tipo e ad ogni livello
Insomma Di Pietro è un politico fuori casta, l'ultimo degno della fiducia degli italiani. Perché state pur certi che egli difenderà sempre i diritti dei cittadini, qualunque sia il prezzo da pagare.

I numeri dell'Italia 2

Ai parlamentari in pensione viene riconosciuta la rivalutazione automatica legata all’indennità dei parlamentari ancora in servizio, mentre a tutti gli altri pensionati no?
Perché a questi ultimi l’unico adeguamento riconosciuto è quello legato all’inflazione programmata anziché a quella reale per cui, così facendo, il loro potere d’acquisto diminuisce di anno in anno impoverendoli sempre di più?
Si acquisisce il diritto alla pensione "POLITICA" con una legislatura o metà di essa (30 mesi) completando il versamento dei contributi fino a 5 anni. L’età pensionabile è apparentemente di 65 anni ma, a seconda dei contributi versati, si scende rapidamente a 60 anni arrivando persino, per chi è diventato deputato prima del 1996, a percepire la pensione anche con meno di 50 anni di età a seconda degli anni di attività parlamentare. Per i senatori va ancora meglio in quanto questa possibilità è riservata anche agli eletti prima del 2001. Tali pensioni vanno da 3.108 euro al mese, con 5 anni di contributi, a circa 10.000 euro al mese, con 30 anni di contributi, con rivalutazione automatica legata all’indennità dei parlamentari ancora in servizio. Queste pensioni sono cumulabili con tutte le altre fonti di reddito, per cui vanno aggiunte eventuali altre pensioni derivanti da altri incarichi od altri stipendi che normalmente accompagnano la vita dei politici.

Quanto costa tutto questo ai bilanci di Montecitorio e Palazzo Madama, cioè sempre a "NOI"?
L'Espresso fa l'esempio di un deputato cessato dal mandato nell'aprile 2006 ed eletto per la prima volta nel '94. Il suo mandato effettivo è di 12 anni, in quanto la XII legislatura si chiuse anticipatamente dopo appena due anni ('94/'96). Ma sommando i contributi versati per riscattare i 3 anni mancanti (36.000 euro) a quelli regolarmente pagati durante il mandato (128.000 euro), l'onorevole neopensionato avrà versato alla fine complessivamente circa 164.000 euro per 15 anni di contribuzione. Questo "SACRIFICIO" gli consente di incassare oggi un assegno mensile di 6.590 euro lordi. Con quali altri vantaggi? Nell'ipotesi che abbia oggi 57 anni e che viva fino a 87, questo deputato incasserà alla fine 2.372.000 euro a fronte dei 164.000 versati. Un meccanismo che costerà alla Camera ben 2.200.000 mila euro. Questo per un solo deputato. Quanto ai costi complessivi, Montecitorio (dati 2006) ha in carico 2.005 pensionati (reversibilità comprese), che costano 127.000.000 di euro a fronte dei 9.400.000 mila di entrate relative ai contributi versati dai deputati in carica. Altrettanto critica è la situazione al Senato che con le sue 1.297 pensioni spende ogni anno quasi 60.000.000 a fronte dei 4.800.000 dei versamenti dei senatori in servizio. Un'autentica voragine che nel 2006 avrà prodotto un "BUCO NERO" stimato in 174.000.000 di euro. Anche questi a carico di tutti "NOI", cittadini contribuenti.

Secondo voi va bene questo?

L'Italia è il Paese in cui un invalido percepisce una miseria l’anno (in media 350 euro mensili) e ti è vietato fare un lavoro in regola (pena la sospensione della pensione d’invalidità).
Ma è anche il Paese dove ci sono i parlamentari che non si adeguano, creando leggi ad hoc per la loro "CASTA" oligarchica, travestita da democrazia. Infatti in più di un’occasione il Parlamento si è dimostrato in pratica una nazione a sé in ambito legislativo.
Il dato è ormai assodato da tempo: dai lauti indennizzi e buste paga fino al più recente scandalo delle "COPPIE DI FATTO", che vedeva una legge analoga già vigente a tutti gli effetti, ma valida solo per i parlamentari.
Ogni parlamentare poi, grazie a leggi da loro volute ed emanate, gode di un vitalizio che va dai 3 mila euro mensili - cumulabili con appena 5 anni di mandato - ai 10 mila, in caso di presenza nelle aule di Montecitorio per oltre 30 anni, il tutto calcolato in maniera percentuale. Non soddisfatti di tale lauta buona uscita, un ulteriore articolo prevede che tali mensilità possono continuare ad essere erogate anche qualora il parlamentare in questione decida di svolgere un altro lavoro.
E questa possibilità ha risvolti infiniti: il settimanale L’Espresso ha contato 3.302 ("TREMILATRECENTODUE") signori e signore, tra ex parlamentari, deputati e senatori, beneficiari di questa pensione. Molti di loro hanno pertanto un doppio reddito e bastano meno di 3 anni spesi (anzi meglio dire "GUADAGNATI", e con gli interessi) a Palazzo Madama per incassare una pensione vitalizia di 3.108 euro lordi al mese.
E sapete quanto costa tutto questo "OGNI ANNO" per le tasche dei contribuenti?
Ben 127.000.000 di euro per i pensionati uscenti da Montecitorio, a cui si vanno a sommare i 60.000.000 di euro dei pensionati ex-parlamentari...

da "carminedursi" su yahoo answer.

Questa domanda l'ho trovata qualche giorno fa curiosando su yahoo answer.
A mio parere è una vergogna che in Italia, un paese del primo mondo e membro dell'UE, dei politici arrivino a guadagnare 10 000 euro, mentre molti operai stentano ad arrivare a fine mese.
A mio parere bisogna standardizzare gli stipendi dei politici a 2 000 euro e privarli di tutti i privilegi che hanno (vedi "I numeri dell'Italia"). Inoltre bisogna ridurre le loro penzioni a 1 500 euro al mese.
Con i soldi che si risparmierebbero, si potrebbero aumentare gli stipendi e gli aiuti ai cittadini.

giovedì 20 marzo 2008

Elezioni

Il 13 e 14 aprile si vota per dare un timone stabile a questa nave in balia delle onde che è l'Italia...
Chi voterete? Per quanto mi riguarda il discorso è si fatto: se non cambiano i leader credo proprio che lascerò la scheda in bianco! In questo paese DEVE cambiare il sistema elettorale!!! Noi cittadini dobbiamo essere LIBERI di votare!!! Con il sistema che c'è oggi non lo siamo affatto!!!
Sono d'accordo con chi suggerisce di ASTENERSI perchè sarebbe davvero un segnale chiaro e deciso da mandare alla nostra cara classe politica! Spero che siano in grado almeno di rendersi conto di quanto ci siamo scocciati noi italiani di avere tra i piedi gente che non vale, che ci deruba! Io sono il primo ad essere d'accordo con l'imposizione delle tasse perchè cmq noi viviamo in una società e in qualche modo dobbiamo pur collaborare per mantenerla sana e pulita, ma le tasse in Italia non si pagano con piacere e con l'idea di voler migliorare le cose perchè a noi cittadini non viene riconosciuto NULLA!!!

mercoledì 19 marzo 2008

Che vergogna!!!!!

Prima o poi sarebbe dovuto succedere, i toni della campagna elettorale si alzano e si fanno più aspri e ancora una volta si è arrivati all’attacco personale.
Fini attacca Veltroni, lamentando la sua indennità da europarlamentare di circa 5000€, si “indigna”, chiedendosi “quale pensionato di 52 anni in Italia guadagni tanto”.
Grande Fini, complimenti!
Da Italiano sono contento che Lei mi abbia fatto scoprire un mistero tanto incredibile, sono allibito ed a bocca aperta...
Ma per piacere.. quale politico può dichiarare di guadagnare di meno?
Primo: bisogna ricordare che l'indennità di 5000€ della quale si parla è rilasciata dalla comunità europea, poiché derivante dall’incarico di due anni coperto da Veltroni come europarlamentare.
Che c’entrano dunque i conti italiani?
Secondo: i costi della politica sono ben altri caro Fini.. a cominciare dalla sua retribuzione mensile che supera di più del doppio la somma dello stipendio da Sindaco di Veltroni più l'indennità della quale si parla.
Terzo: l’indennità, se prevista per legge, non può essere rifiutata, come d’altra parte non ci si può rifiutare di pagare le tasse. Veltroni dichiara inoltre di aver devoluto tale indennità ad enti benefici e di averne le prove: direi che a questo punto è lodevole il fatto che Veltroni, nonostante il gesto umanitario, non abbia urlato ai quattro venti ciò che ha fatto, solo per far colpo nel tenero cuore italiano. Queste cose si fanno in silenzio.
Quarto: se veramente vuoi fare il politico serio, non attaccare le singole persone, ma attacca il sistema caro Fini, promettendo che, una volta al governo, abbasserai gli stipendi dei politici: è così semplice! Con una opportuna legge, nessuno avrà più una pensione di questo calibro (ah.. dimenticavo.. neanche tu però!).
Ancora una volta non voglio contestare l’intervento di Fini in sé, in quanto questo può essere considerato legittimo o meno.
Mi spiace solo che il potere della smentita è nettamente minore di quello della notizia scandalistica e ormai, per il lettore disattento, Veltroni è il “ladro”, Fini il “salvatore degli Italiani truffati”.
PS.
Non erano per caso i tuoi cari amici del Popolo delle Libertà che hanno respinto la proposta del sindaco di Milano Letizia Moratti di abbassarsi il suo stipendio del 35%?
Non sarà forse perché assessori e consiglieri comunali non possono guadagnare più di una frazione dello stipendio del sindaco (1/2 per gli assessori, 1/3 per i consiglieri)?
“Cara Moratti.. se ti abbassi lo stipendio del 35% io a casa mi porto di meno a fine mese... pensaci bene...”. E lei ci ha pensato bene..
Ipocrisie italiane.

Salviamo Alitalia!!!

Stiamo per vendere a 138,5 milioni di euro Alitalia ai mangiarane!!! in + i francesi vogliono:
- ritiro del ricorso + che legittimo della Sea
- chiusura del hub di Malpensa
- fine della divisione cargo
- 2000 (dichiarati ma saranno almeno il doppio) esuberi a carico dello stato
Senza contare gli almeno 5000/6000 esuberi di società legate ad alitalia nei servizi (i mangiarane userebbero le loro ...)!
é vero i francesi pagherebbero i debiti obbligazinari di Aliatalia! Circa 800 milioni di debiti! Ma la perdita dei crediti non è un rischio finanziario?? Mi spiace per azionisti e obbligazionisti ma la perdita è parte del rischio della Borsa e della finanza!! Alitalia ha una flotta di 178 aereomobili e diritti di slot in decine di aereoporti! Il suo solo valore reale è superiore all'offerta francese! Non sarebbe meglio fallire e vendere aerei e slot all'incarto ad una nuova società possibilmente italiana?? Così si ripartirebbe da zero senza gli 800 milioni di debiti!
Poi con qualche taglio di personale mirato e una gestione menageriale dell'azienda si potrebbe provare il rilancio!! A chi mi parlerà di "Europa" vorrei solo ricordare le vicende Suez e Lactalis! Se c'è uno stato che non ha spirito europeo è la Francia! Finche è lei ad acquistare all'estero va bene ma se provate ad acquistare un azienda francese vi tagliano le mani!!
Quindi l''affarone"si fa perchè il governo che deve tutelare qualche interesse corporativo più importante del bene degli italiani? o perchè sono dei folli?

5216,oo Euro di PENSIONE al Mese!!!

Ho letto oggi su uno dei tanti quotidiani "foraggiati" dalle nostre tasche che: il signor veltroni di anni 52 percepisce una pensione da parlamentare, oltre lo stipendio e tutto quel che segue. La penseone modestissima da lui percepita è di Eur 5216,oo. E pensare che veltroni , non fa altro che ripetere che lui è giovane mentre il suo avversario (berlusconi) è vecchio. Se così stanno le cose non Vi sembra che ci sta prendendo in giro, se poi aggiungiamo che parlano sempre di riforme e di allungamento dell'età pensionabile, bè allora si aggiunge anche la beffa. Stando così le cose: io del signor valter: Non mi fido!

I numeri dell'Italia

Sull'Espresso di qualche settimana fa c'era un articoletto che spiega che recentemente il Parlamento ha votato all'UNANIMITA' e senza astenuti (ma và?!) un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa 1.135,00 al mese.

Inoltre la mozione è stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.


STIPENDIO Euro 19.150,00 AL MESE

STIPENDIO BASE circa Euro 9.980,00 al mese

PORTABORSE circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare)

RIMBORSO SPESE AFFITTO circa Euro 2.900,00 al mese

INDENNITA' DI CARICA (da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00)

TUTTI ESENTASSE
+

TELEFONO CELLULARE gratis

TESSERA DEL CINEMA gratis

TESSERA TEATRO gratis

TESSERA AUTOBUS - METROPOLITANA gratis

FRANCOBOLLI gratis

VIAGGI AEREO NAZIONALI gratis

CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis

PISCINE E PALESTRE gratis

FS gratis

AEREO DI STATO gratis

AMBASCIATE gratis

CLINICHE gratis

ASSICURAZIONE INFORTUNI gratis

ASSICURAZIONE MORTE gratis

AUTO BLU CON AUTISTA gratis

RISTORANTE gratis (nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000,00). Intascano uno stipendio e hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi (per ora!!!)

Circa Euro 103.000,00 li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti), più i privilegi per quelli che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera. (Es: la sig.ra Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio, una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio)

La classe politica ha causato al paese un danno di 1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO.

La sola camera dei deputati costa al cittadino Euro 2.215,00 al MINUTO !!

Far circolare.......si sta promovendo un referendum per l' abolizione dei privilegi di tutti i parlamentari............ queste informazioni possono essere lette solo attraverso Internet in quanto quasi tutti i massmedia rifiutano di portarle a conoscenza degli italiani......

QUESTA NON E' LA SOLITA CATENA..NESSUNO DICE CHE SE NON LA INVII AVRAI 50 ANNI DI SFIGA...QUI SI PARLA DEI NOSTRI SOLDI E DELLA NOSTRA DIGNITA'...
FATELA GIRARE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Liste elettorali

Le liste elettorali sono come un uovo di Pasqua trasparente. Non c’è nessuna sorpresa. Dell’Utri, Cuffaro, Carra, Crisafulli sono già stati eletti, insieme a tutti gli altri. Diventeranno nostri dipendenti a 25.000 euro al mese anche Fassino (per la quarta volta), sua moglie (per la quinta volta), D’Alema, gli avvocati e la segretaria dello psiconano. La Camera e il Senato sono al completo. Sold out.
Il Parlamento è la nuova casa chiusa degli italiani. La porcata elettorale Calderoli/psiconano del 2006 ha istituito le liste chiuse. Le liste Merlin. Ha tolto ai cittadini la possibilità di scegliere il proprio candidato. Deputati e senatori vengono raccolti dalle strade d’Italia dai segretari di partito. Le figure politiche ormai si scelgono tra i papponi e i magnaccia.

martedì 4 marzo 2008

Veltroni: il bue che da del cornuto all'asino!!!!!

Veltroni, all'inizio della campagna elettorale, voleva presentare il PD ed i suoi membri, come l'unica vera novità di rilievo nel teatrino della politica italiana. Nella sua mente, bisognava far apparire il leader del PdL, Silvio Berlusconi, come vecchio, in quanto nella politica da troppo tempo e uomo di una certa età. Strano, perchè Veltroni fa politica da molto più tempo di Berlusconi!!! Infatti Veltroni divenne per la prima volta consigliere comunale nel lontano 1976, ben 32 anni fa!!!
Berlusconi invece scese in prima persona nell'arena politica nel 1993, in seguito al vuoto politico che si era formato dopo lo scandalo di Tangentopoli, "solamente" 15 anni fa.
Ma non solo. L'idea di Veltroni non è sua. Infatti il leader del PD ha ricalcato il pensiero di Obama di far apparire la Clinton come la vecchia politica e se stesso come il nuovo e l'innovatore.
Ma c'è una differenza sostanziale tra Veltroni ed Obama. Quest'ultimo infatti è un uomo di 47 anni che è stato eletto per la prima volta al Senato federale nel 2004. Veltroni, invece, è un uomo di 53 anni che, come ho già detto prima, ha iniziato ha fare politica nel 1976.

Video

Vi propongo qui di seguito un documentario diviso in 5 capitoli, in cui si parla della democrazia italiana e di come è vista la nostra situazione all'estero.








Blu, un altra compagnia fallita in cui Berlusconi ha fatto la sua parte!!!!!

Blu, il futuro che non c’è più

Telefonia telefonia: ma come mai Berlusconi
è uscito dall'affare prima del diluvio?


Quella di Blu è una grande storia piena di ingredienti. Ce n’è per tutti i gusti, per tutti i palati. Politica e lavoro, finanza e potere, tecnologia e new economy, previsioni di futuro e nuovi stili di vita, giovani manager e brontosauri della Prima Repubblica, etere e onde, cavi e antenne, bilanci di Stato da far quadrare e conti delle imprese da far guadagnare, gare e ricorsi, alleanze e tradimenti. E poi spot da premio, spermatozoi, bambini, vecchi marpioni, conÅitti d’interessi, scambi sotterranei, nuovi precari e nuovissimi modi di fare lotta sindacale...
Da dove partiamo? Ma dal nome, naturalmente: Blu. Il merito di averlo trovato se l’è assunto un brontosauro, Francesco Cossiga. E per questo ha litigato perfino con un altro esemplare della specie, Giancarlo Elia Valori. Era la vigilia dell’anno 2000 e un gruppo di imprese aveva varato una nuova compagnia telefonica. Finito il monopolio di Telecom – ultima mutazione genetica della Stipel, l’azienda dei telefoni di Stato – si era aperta la corsa a occupare il mercato. Erano nate nuove imprese come Omnitel, germinata da una costola della Olivetti, che si era tuffata a capofitto (con buoni risultati e ottimi profitti) nel business dei telefonini, diventati in breve tempo una delle più grandi passioni degli italiani. Il settore telecomunicazione tira. Un poker d’assi dell’impresa decide allora di buttarsi: Gilberto Benetton, quello dei golfini, di Edizioni Holding e di Autostrade; Francesco Caltagirone, quello di Azzurra e del Messaggero; Silvio Berlusconi, che non ha bisogno di presentazioni; e un partner straniero di tutto rispetto, British Telecom. I quattro (con in più Bnl, Italgas e Distacom) mettono su una compagnia con due obiettivi: entrare subito nel mercato dei telefonini Gsm, ma soprattutto concorrere alla gara per le licenze dei telefonini di domani, quelli a tecnologia Umts.

La compagnia prende un nome breve, fulminante
: Blu. Presidente: Giancarlo Elia Valori, l’unico satrapo di Stato che sia riuscito come niente fosse a passare dall’era dei boiardi a quella delle privatizzazioni e della new economy, restando presidente di Autostrade anche quando queste sono passate dallo Stato ai Benetton. Ma quando Valori, nella primavera del 2000, presenta ufficialmente al pubblico la società e il nuovo marchio, si dimentica d’invitare Cossiga, che pure dice di aver avuto l’idea di quel nome. L’ex presidente della Repubblica si scatena: battute al veleno, come solo lui sa fare, su Blu, sui suoi servizi, sulla sua campagna pubblicitaria-choc che ha coinvolto come attori un’allegra brigata di spermatozoi visti al microscopio. Forse Cossiga, come la fata Malefica non invitata al battesimo della Bella Addormentata, avrà nascosto da qualche parte un fuso incantato. Eppure i due, Cossiga e Valori – cresciuti nello stesso duro clima di guerra fredda all’italiana, fatta di dossier, cordate, colpi bassi, logge segrete – prima di quell’incidente si amavano: Cossiga al Quirinale aveva nominato Valori, che va pazzo per le onorificenze, Cavaliere di Gran Croce; e Valori aveva assunto il figlio di Cossiga come manager alla Società Autostrade. Dopo lo sgarbo di Blu, amicizia rotta. Ma per poco. Cossiga, si sa, è estroso, cambia in fretta. A metà maggio del 2000 gli uomini vicini a Valori già assicurano che «i due si sono parlati e hanno chiarito ogni cosa». Naturalmente nei palazzi romani c’è chi cerca di spiegare le bizze tra i due brontosauri con motivi più sostanziosi che un semplice mancato invito al party di battesimo di Blu: politica, finanza, cordate, poteri... Ma è un attimo: poi questioni ben più pesanti arrivano a occupare la scena.
Blu è, fin dall’agosto 1999, il quarto gestore dei telefonini Gsm. Ma stenta a partire, esordisce sul mercato soltanto nel maggio 2000 e arriva, appunto, per quarto, con Tim che è figlio dell’ex monopolista Telecom, Omnitel che diventa una splendida case-history da scuola di management, Wind (azionisti Enel e France Télécom) che corre, seppure un po’ a fatica, dietro ai due grandi. E Blu? Arranca. Riuscirà a conquistare pian piano solo il 4 per cento degli utenti, e per di più telefonatori deboli, che tendono al risparmio, visto che rappresentano solo il 2 per cento del traffico telefonico. Ma Blu, arrivata per ultima, cerca di differenziarsi, offre servizi innovativi, punta sulla semplicità. E poi la telefonia è il futuro; e il futuro della telefonia è l’Umts. Ottobre 2000, lo Stato assegna le licenze Umts: Blu concorre per vincere.

A questo punto sarebbe necessario
un complicato intermezzo tecnologico per spiegare le mirabolanti caratteristiche dell’Umts. Riduciamolo al minimo. Oggi usiamo il telefono (Gsm) per telefonare e, in piccola parte, per fare altro: inviare messaggini Sms, o ricevere brevi informazioni, l’oroscopo, i risultati delle partite di calcio... L’Umts ribalta i termini: sarà un oggetto che servirà a tante cose, tra cui anche telefonare. La quantità d’informazioni che gli potranno giungere sarà portentosa, il telefonino diventerà un piccolo computer perennemente collegato a internet o ad altre reti tutte da inventare. Potremo scegliere il film da andare a vedere guardando al telefono i trailer. O rivedere i gol preferiti. Con una piccola telecamera, ecco fatto il videotelefono. Il fornitore di salumi, o di computer, avrà in ogni momento sotto controllo la rete dei suoi clienti, con tutti i conti, gli ordini, i prezzi, gli sconti. Chi ha bisogno di informazioni le potrà trovare rapidamente collegandosi a una banca dati. Chi vuole proprio investire in Borsa potrà fare trading on line direttamente dal telefonino personale. Insomma, cambierà il modo di comunicare, ma anche di lavorare e d’investire. In modi che oggi possiamo solo in parte immaginare. Previsione degli esperti: l’Umts diventerà il 90 per cento della telefonia entro sette, otto anni. L’appuntamento, dunque, è per il 2010.
Nel 2000, intanto, c’è la gara per le licenze. Ci si arriva con grandi aspettative. Le aziende fanno i loro conti sapendo che c’è molto da guadagnare, ma anche molto da investire, da aspettare e da lavorare. I governi dei Paesi europei, che mettono in palio le licenze, sanno d’altra parte che è un’occasione unica per portare a casa un pacco di miliardi per risanare i conti pubblici e rimpinguare le casse dello Stato, che di soldi ne hanno bisogno sempre, a tutte le latitudini. Il raccolto della gara è buono in Germania e in Gran Bretagna, dove le aziende si sfidano a suon di rilanci e una licenza viene a costare il corrispettivo di circa 10 mila miliardi di vecchie lire. È pessimo in Olanda e Spagna, dove invece le aziende decidono di non dissanguarsi oggi per sperare in guadagni forti ma rischiosi domani. L’Italia, come la Francia, si posiziona a metà strada: i risultati per lo Stato sono inferiori alle aspettative del governo, ma non pessimi.

La gara italiana, però, ha un colpo di scena.
Le licenze da assegnare sono cinque, i concorrenti sono sei. Il presidente del Consiglio – allora era Giuliano Amato – si frega le mani immaginando che tutti e sei facciano dei bei rilanci per non essere esclusi e, nelle notti di luna, sogna un incasso vicino ai 50 mila miliardi di lire. Prudentemente, però, mette a bilancio solo la base d’asta, 25 mila miliardi. Intanto Valori si dà da fare e promette 3 mila assunzioni entro il 2001. Porta a casa gli incentivi e gli sgravi fiscali per le aziende che investono al Sud. Apre un call center a Palermo. Poi si fa beccare al telefono dal solito magistrato impiccione (ma l’intercettato non è lui, bensì il suo interlocutore: il cardinale di Napoli Michele Giordano). Valori blandisce il cardinale, affinché sostenga un consorzio locale di telefonia: «Eminenza, se entriamo noi, la Nokia apre uno stabilimento anche ad Avellino...». Poi a Giordano telefona il direttore dell’Osservatore romano Mario Agnes, che su Valori (l’unico iscritto alla P2 espulso dal gruppo massonico, perché faceva troppa concorrenza a Licio Gelli) lancia avvertimenti al cardinale: «Vostra Eminenza deve sapere che questo è Loggia nel senso stretto del termine!...».
Intanto i concorrenti si schierano ai blocchi di partenza. Ci sono, naturalmente, Tim e Omnitel, Wind e Blu, già presenti nella telefonia mobile Gsm; poi due nuovi aspiranti gestori: Ipse (Acea e la spagnola Telefonica) e H3G (i cinesi di Hutchinson Wampoa). Mentre Giuliano Amato continua a sognare un bilancio da favola, ecco il colpaccio: Blu si ritira dall’asta, i concorrenti restano in cinque e si portano a casa a buon prezzo le cinque licenze. Lo Stato incassa 27 mila miliardi.
Tempesta. Il governo Amato inÅigge a Blu una multa di 4 mila miliardi (poi annullata dal Consiglio di Stato) per turbativa d’asta. La procura di Roma apre un’inchiesta per verificare se siano stati commessi reati. Le solite malelingue insinuano che la gara era stata combinata, che Blu si è ritirata al momento giusto per favorire gli altri concorrenti. Ma in cambio di che cosa? La verità è che, debole nel Gsm e senza licenza Umts, Blu è una scatola vuota. Un bel marchio con una bellissima campagna pubblicitaria, in cui lo spermatozoo diventa bambino e promette: «Blu. Il futuro che non c’era». Fabrizio Russo, il creativo della Leo Burnett che l’ha ideata, continua ad accumulare premi con i suoi film controcorrente, ma Blu scricchiola, i manager scappano, i dipendenti cominciano a temere per il posto di lavoro.

Perché Blu si è ritirata dalla gara, autocondannandosi
al deperimento? British Telecom aveva una difficile ristrutturazione in corso. Ma sono i Benetton a far saltare tutto: dopo aver rifatto i loro conti, decidono di non tirare fuori la loro quota di tutti quei miliardi che sarebbero stati necessari per la licenza, almeno 4 mila, e poi per costruire una rete Umts: impianti e 6 mila nuove antenne per coprire tutta l’Italia, con una spesa ulteriore di 5 mila miliardi. Scelta legittima, di fronte a un progetto industriale costoso e rischioso. Eppure i conti erano facili da fare fin dall’inizio, si sa che la telefonia è un business «capital intensive», che cioè ha bisogno di tanti soldi e tanto tempo prima di portare profitti. Qualcuno, nell’eterno clima dietrologico italiano, insinua che c’è dietro qualcosa. Il settimanale Il Mondo nel gennaio 2002 scrive: «È caccia all’anonimo che accusa Benetton. Da qualche giorno un documento di cinque cartelle gira per Roma. Forse lo hanno ricevuto anche la Corte dei conti o qualche magistrato. Il documento sostiene che Edizioni Holding (cioè i Benetton) nell’ottobre del 2000 intralciò l’asta per le licenze di telefonia Umts per favorire Telecom, della quale sarebbe diventato azionista nell’estate successiva».
Forse i Benetton nell’ottobre 2000 non si sognavano neppure di entrare in Telecom, ma effettivamente pochi mesi dopo Marco Tronchetti Provera getta la sua Pirelli all’assalto della Telecom e la conquista. Al suo fianco ci sono i Benetton: perché mai avrebbero dovuto sudare sangue per costruire da zero la piccola, incerta Blu, quando potevano allungare la mano e prendere nientemeno che Telecom? Ma l’unica osservazione arriva dal commissario europeo per la concorrenza Mario Monti: Benetton non può tenere i piedi in due scarpe, Blu e Telecom. Se vuole restare in Telecom, deve vendere la sua quota di Blu.

A questo punto gli esperti inseriscono un intermezzo
tecnologico-politico-finanziario, edificato su due domande. Prima: l’Umts è un grande affare o un’illusione, decollerà davvero oppure no? Per la risposta, non resta che aspettare il 2010. Seconda: i voraci governi europei non hanno fatto male i loro conti, trattando le telefoniche come vacche da mungere, spremute per le gare e ora rimaste, in tutta Europa, senza più risorse per investire in impianti? Cambiando animale: per portare a casa la gallina oggi, non rischiano di non avere più le uova d’oro domani?
Ma mentre ci si interroga sulle sorti delle telecomunicazioni e sui destini del mercato, qualcuno dimostra di essere più furbo degli altri. Nel dicembre 2001 un socio zitto zitto si defila, prende il cappello e se ne va. È Mediaset. Esce da Blu, vendendo la sua quota (9 per cento) a British Telecom, in forza di «patti parasociali» (tecnicamente: un diritto di put) sventolati al momento buono, ma fino ad allora ignoti agli altri soci. La vendita avviene oltretutto a un prezzo incredibile, 106 milioni di euro, in un momento in cui la crisi non è ancora manifesta, ma certo Blu è già in stato di difficoltà strategica e ha difficilmente il valore di quei 1,2 miliardi di euro che British Telecom ha invece accettato senza battere ciglio. Che cosa ha promesso, in cambio, Mediaset (e il suo maggiore azionista, Silvio Berlusconi) agli inglesi?
Esplode il caso. Nel gennaio 2002 Vito Gamberale, rappresentante dei Benetton nel consiglio d’amministrazione di Blu, si dimette. Come a dire agli ex soci di Mediaset: vi siete salvati Dio sa come, ma non pensate adesso di lasciarci qui con il cerino in mano. Si noti il caso da manuale di conflitto d’interessi: Berlusconi azionista di Mediaset si salva mentre il governo di Berlusconi presidente del Consiglio (nella persona del ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri) comincia a darsi da fare per risolvere il caso Blu. E Gamberale e Benetton si rivolgono a Berlusconi presidente del Consiglio perché li faccia uscire dall’incresciosa situazione in cui li ha lasciati Berlusconi azionista di Mediaset.

I dipendenti di Blu sono intanto venuti allo scoperto.
Hanno inventato nuovi modi di protesta per ottenere visibilità. Hanno inondato l’Italia di e-mail. Hanno scioperato venerdì 1 marzo in difesa del posto di lavoro. Si sono presentati ai girotondi attorno alle sedi Rai esibendo cartelli e i loro cappellini blu. A Palermo hanno sfilato addirittura in mutande. Per farsi sentire hanno usato la rete internet: il sito www.breadandroses.it animato da Filippo Di Nardo e Lorenzo Guerra, specializzato in storie di lavoro e net economy. Dopo le agitazioni dei dipendenti di Matrix-Virgilio e di Omnitel, ecco un’altra vicenda di lavoratori di tipo nuovo, senza tuta e senza tutela. Nella sede di Firenze sono 340 i contratti di formazione lavoro e 260 sono i lavoratori interinali già usciti dall’azienda. A Palermo 440 sono i contratti di formazione lavoro. Nelle sedi Blu di Roma, Napoli, Milano e Padova vi sono poi altri 880 dipendenti, più garantiti perché assunti con contratto a tempo indeterminato, ma comunque a rischio nel caso che Blu naufraghi. A maggio, quando scadranno molti contratti di formazione lavoro, saranno almeno 500 i dipendenti usciti da Blu: licenziati invisibili, perché mai assunti.
La politica però è tranquilla. Blu è un problema, ma la soluzione è pronta. Il più è già stato fatto: Mediaset ha risolto da sé il suo caso (miracolo italiano che si verifica quando un’azionista è anche presidente del Consiglio); Benetton ha avuto quello che voleva, cioè l’ingresso in Telecom. Resta soltanto da smontare Blu. Il fido Gasparri si è recato a Bruxelles dal commissario Monti e gli ha proposto la sua soluzione: Tim si compra Blu, con l’impegno di vendere poi a pezzi i suoi asset. Monti ha scosso la testa: no, neanche in via transitoria è possibile una concentrazione contro le regole della concorrenza. E allora, spezzatino: Blu vende i clienti e un po’ di dipendenti a Wind; ripartisce le frequenze e gli impianti tra gli altri operatori; il marchio, i dipendenti residui e le perdite accumulate nei bilanci se le accolla Tim.

È la quadratura del cerchio: Wind
da una parte (con i clienti) s’ingrandisce, dall’altra (con i dipendenti) inghiotte il rospo, ma lo deve fare, visto che il governo Berlusconi sta per fare le nuove nomine dell’Enel, che di Wind è la mamma; Tim deve inghiottire un rospo ancora più grosso, ma in cambio potrà iscrivere nel suo florido bilancio le perdite di Blu (900 milioni di euro), risparmiando una montagna di tasse; e non solo: domani il governo Berlusconi potrà ricambiare il favore, magari concedendo a Tim una sostanziosa defiscalizzazione degli investimenti sulla banda larga, per far decollare la telefonia del futuro – con grande soddisfazione di Tronchetti Provera. Resta solo un problema giuridico da risolvere: le frequenze, essendo proprietà dello Stato concesse in licenza, non possono essere vendute tra privati, dev’essere il governo a riassegnarle. Ma figurarsi se i due Berlusconi (l’azionista di Mediaset e il presidente del Consiglio), con tanti avvocati intorno, non troveranno una bella soluzione anche per questo.