passaparola

sabato 31 maggio 2008

Musica

Salve a tutti, in questo post non vi voglio parlare di politica o dell'ennesima truffa da parte della CASTA agli italiani.
Oggi vi voglio presentare un ragazzino che ho conosciuto su yahoo answer.
Ha solo 15 anni, ma è straordinariamente bravo (premetto: non sono uno di quei bambocci che si infervora appena sente Finley e Tokio Hotel!! Anzi, io ascolto l'esatto opposto: Pierangelo Bertoli, Vecchioni, Guccini, Nirvana, ecc.).
Fa musica rap e hip-pop. Nonostante io non ami affatto questi generi musicali, anzi non li posso ascoltare, lui mi ha stupito. Le sue canzoni sono attuali: parlano della fame nel mondo, della fine che sta facendo il nostro povero paese, di disagi sociali, ecc.
Ve lo posso garanire: non è il solito ragazzino che fa musica solo per soldi. Visitate il suo spaces e giudicate.

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mercoledì 21 maggio 2008

Gli ultimi tre post li ho voluti dedicare a tre grandi della lotta alla mafia: Peppino Impastato, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ma perchè l'ho fatto? La risposta è semplicissima: perchè voglio contribuire a tenere viva la memoria ed il sacrificio di questi uomini, che hanno donato la loro vita per sconfiggere un male che da quasi due secoli attanaglia il nostro paese, perchè voglio evitare che un giorno si dica: "Borsellino era un criminale, Provenzano un eroe".
Ad essere sinceri qualcosa del genere è già accaduto, anche se nessuno ci ha prestato molta attenzione: Silvio Berlusconi ha detto che Vittorio Mangano è un eroe. Ma perchè lo ha detto e nessuno gli ha fatto nulla?
Semplice: in questi ultimi 14 anni in Italia si è assisitito ad un preoccupantissimo processo di inevoluzione, a cui purtroppo non si presta mai troppa attenzione.
Iniziamo dal principio: 14 anni fa si candidava per la prima volta la ruolo di primo ministro un imprenditore di Milano, divenuto famoso per aver fondato l'azienza televisiva Mediaset. All'epoca non si sapeva granchè del passato di quest'uomo, che si presentava sulla sciena politica italiana come un drastico risolutore di problemi, in un periodo nero della nostra repubblica. Era infatti il periodo di "Mani Pulite", l'indagine giudiziaria che portò alla fine della prima repubblica e alla scomparsa di tutti i partiti che fino ad allora avevano dominato la scena politica italiana.
Berlusconi vinse le elezioni del 1994 con la Casa delle Libertà, un'alleanza di partiti di destra di cui faceva parte anche Forza Italia, il partito fondato da Marcello Dell'Utri per ordine di Berlusconi. Tuttavia il cavaliere governò pochi mesi, perchè nel dicembre dello stesso anno il leader della Lega Nord Umberto Bossi, un alleato di Berlusconi, tolse la fiducia al governo, obbligando così il presidente della repubblica a sciogliere anticipatamente le camere.
A questo punto si iniziò ad indagare sul passato di Silvio Berlusconi: si scoprì che aveva intrattenuto rapporti con dei mafiosi (ne aveva ospitato addirittura uno, a cui aveva affidato il compito di stalliere nella sua villa di Arcore). Gia nel 1992 Borsellino parlava di questi rapporti. Citerò alcune frasi che il magistrato disse a due giornalisti che lo interrogavano in proposito:

Giornalista Non le sembra strano che certi personaggi, grossi industriali come Berlusconi, Dell'Utri, siano collegati a uomini d'onore tipo Vittorio Mangano?

Borsellino: All'inizio degli anni Settanta, Cosa Nostra cominciò a diventare un'impresa anch'essa, un'impresa nel senso che attraverso l'inserimento sempre più notevole, che a un certo punto diventò addirittura monopolistico, nel traffico di sostanze stupefacenti, Cosa Nostra cominciò a gestire una massa enorme di capitali, dei quali naturalmente cercò lo sbocco, perché questi capitali in parte venivano esportati o depositati all'estero e allora così si spiega la vicinanza tra elementi di Cosa Nostra e certi finanzieri che si occupavano di questi movimenti di capitali.

Giornalista: Lei mi dice che è normale che Cosa Nostra si interessi a Berlusconi?

Borsellino: è normale che chi è titolare di grosse quantità di denaro cerchi gli strumenti per poter impiegare questo denaro, sia dal punto di vista del riciclaggio, sia dal punto di vista di far fruttare questo denaro.

Giornalista: Mangano era un pesce pilota?

Borsellino: Sì, guardi le posso dire che era uno di quei personaggi che ecco erano i ponti, le teste di ponte dell'organizzazione mafiosa nel nord Italia.

Giornalista: Si dice che abbia lavorato per Berlusconi?

Borsellino: Non le saprei dire in proposito o anche se le debbo far presente che come magistrato ho una certa ritrosia a dire le cose di cui non sono certo, so che ci sono addirittura ancora delle indagini in corso in proposito. Non conosco quali atti siano ormai conosciuti, ostensibili e quali debbano rimanere segreti. Questa vicenda che riguarderebbe i suoi rapporti con Berlusconi, è una vicenda che la ricordi o non la ricordi, comunque è una vicenda che non mi appartiene, non sono io il magistrato che se ne occupa quindi non mi sento autorizzato a dirle nulla.

Giornalista: C'è un'inchiesta ancora aperta?

Borsellino: So che c'è un'inchiesta ancora aperta.

Giornalista: Su Mangano e Berlusconi a Palermo?

Borsellino: Sì.
Indro Montanelli rivelò di aver lasciato la direzzione del "Il Giornale" quando Berlusconi, che ne era il proprietario, gli annunciò di volerlo utilizzare per fare propaganda al suo partito.
Berlusconi riesce a farsi rieleggere primo ministro nel 2001: è la fine di tutto. L'economia inizia ad andare a rotoli, la criminalità aumente e muotre la libertà d'informazione: difatti Berlusconi controllava già la seconda emittente più importante d'Italia (Mediaset). Con la presidenza del consiglio riesce a mettere le mani anche nella RAI. Infine, con i finanziamenti ai giornali è riuscito a tappare la bocca pure a loro. L'unica fonte di notizie che resta pura è internet, ma per quanto ancora sarà libera?
Comunque, il succo del discorso è che attraverso il controllo dei media Berlusconi è riuscito a diventare un dio, intoccabile e inddistruttibile, facendoci scordare il nostro passato e riempiendo le nostre giornate di stupide soap opera.
Così se 14 anni fa consideravamo Falcone e Borsellino eroi e quantomeno multavamo chi diceva che un mafioso era un eroe oggi si sta zitti. Per esempio qualche settimana fa Berlusconi ha detto che Vittorio Mangano è un eroe perchè non ha denunciato i rapporti che c'erano tra Berlusconi e Cosa Nostra, anche se facendolo ne avrebbe tratto vantaggi. Nessuno ha fatto qualcosa a Berlusconi. Così, nel giro di appena 14 anni, il mafioso che non parla è passato da omertoso ad eroe, anche se gli italiani considerano ancora Borsellino e Falcone come grandi uomini.

martedì 20 maggio 2008

Peppino Impastato

Il 9 maggio del 1978, mentre l’Italia è sotto choc per il ritrovamento a Roma del cadavere di Aldo Moro, in un piccolo paesino della Sicilia affacciato sul mare, Cinisi, a 30 km da Palermo, muore dilaniato da una violenta esplosione Giuseppe Impastato. Ha 30 anni, è un militante della sinistra extraparlamentare e sin da ragazzo si è battuto contro la mafia, denunciandone i traffici illeciti e le collusioni con la politica. A far uccidere Impastato è il capo indiscusso di Cosa Nostra negli anni Settanta, Gaetano Badalamenti, bersaglio preferito delle trasmissioni della Radio libera che egli ha fondato a Cinisi.

PAOLO BORSELLINO

E' con grande piacere che raccolgo l'invito di Tindari Baglione di scrivere poche righe in occasione del nono anniversario della scomparsa di Paolo Borsellino, con il quale ho avuto la fortuna e l'onore di condividere un'indimenticabile esperienza di lavoro presso la Procura della Repubblica di Marsala, ma è al contempo con altrettanto profondo dolore che, voltandomi indietro a ripercorrere quegli anni e quei terribili eventi, constato come quella rabbia e sdegno che seguì agli efferati eccidi dell'estate 1992 abbia lasciato il posto ad una stanca apatia che scivola (temo) verso l'oblio. Vivo e lavoro ormai lontano dalla Sicilia e le mie opinioni si formano solamente sulla base di una lettura dei fatti di cronaca riportati dai giornali e su un esame critico dei provvedimenti legislativi fioriti in questi anni, oltre che su conversazioni (ahimè, sempre più sporadiche) con i colleghi che ancor lavorano in quei luoghi, ed al termine delle mie riflessioni, non posso che pervenire alla conclusione che forse il giorno in cui la mafia sarà debellata è ancora molto lontano. E, con un sapore amaro, mi ritornano in mente le parole di Paolo che, invece, nel suo inguaribile ottimismo sosteneva con convinzione che “cosa nostra” era destinata ad un'ineluttabile sconfitta. Il suo ragionamento non era, però, destituito di fondamento, ma si basava (come sempre, del resto) su elementi di fatto incontestabili in quei tempi. Osservava Paolo che uno della sua generazione non poteva essere pessimista perchè quando lui era ancora un bambino che giocava nel quartiere della Kalsa di Palermo chi nominava la mafia era considerato uno che voleva diffamare la Sicilia ed i siciliani perchè, secondo l'opinione comune, "la mafia non esisteva" e non doveva esistere. Con il passare degli anni egli, invece, aveva potuto constatare che nelle vie di Palermo i giovani hanno iniziato a parlare della mafia, ne hanno ammesso l'esistenza e, nel contempo, hanno cominciato a negarle il consenso. Se quindi è vero, come sosteneva Paolo Borsellino, che discutere di mafia, anzi, il solo fatto di nominarla costituisce il primo ineludibile gradino per combatterla e sconfiggerla, l'assordante silenzio sul cancerogeno fenomeno mafioso ascoltato nei programmi elettorali e di governo mi induce a ritenere che si è fatto certamente un passo indietro rispetto alle realistiche previsioni formulate dal compianto collega. Oggi la lotta alla mafia rappresenta una vuota "clausola di stile" da inserire nei discorsi propagandistici ed il contrasto ai poteri criminali non è più inteso come impegno della comunità nel suo intero, ma solo come attività demandata all'esclusivo ed encomiabile impegno di magistrati totalmente isolati dal resto della società e delle istituzioni. Mi è stato sollecitato un ricordo di Paolo Borsellino ed io non posso che rammentare la sua bontà. Molte persone, non appena vengono a sapere dell'esperienza di lavoro che ho vissuto con Paolo, mi chiedono un giudizio personale su di lui. lo rispondo sempre: "Paolo era un uomo buono" e tale affermazione mi pare che deluda i miei interlocutori, i quali mi sembra che la intendano come riduttiva della figura di questo straordinario magistrato. lo, invece, ancora oggi ritengo che nessun'altra definizione meglio si attagli a ciò che Paolo è stato. Con questo non voglio sottacere le straordinarie doti professionali di Paolo, magistrato insigne, dotato di grande carisma, in grado di individuare subito il punto fondamentale di ogni questione che gli si poneva di fronte e capace di risolverla sempre nel modo più equo e conforme a giustizia. Di lui ho saputo apprezzare l'eccezionale capacità di garantire a noi sostituti una completa autonomia, facendoci sempre, nel contempo, sentire la sua vigile presenza protettiva e considero come fondamentale insegnamento di civiltà giuridica le sue continue esortazioni a rispettare la legge e ad applicarla con rigore ed equità. Del resto, i successi professionali di Paolo Borsellino sono noti a tutti: basti pensare alla sentenza-ordinanza del primo maxi- processo alla mafia, scritta, insieme a Giovanni Falcone, durante un'estate trascorsa all'interno dell'istituto penitenziario dell'Asinara, ove lo Stato li aveva costretti ad alloggiare in quanto impossibilitato a garantirgli altrove un'idonea protezione, oppure agli ordini di cattura emessi sempre nell'ambito di quel processo e dei quali, con orgoglio, Paolo amava ripetere che erano passati indenni al seppur severo vaglio della Corte di Cassazione. Nonostante ciò, però, io continuo a ritenere che la dote più rilevante di Paolo Borsellino sia stata la bontà d'animo ed in questo sono stato confortato da quanto riferitomi anche da sua moglie Agnese che mi ha parlato di quel "fanciullino di pascoliana memoria" che albergava nell'animo si suo marito. Paolo era un puro d'animo, un uomo di specchiata onestà e di grande integrità morale, una persona che ha vissuto una vita cristallina. lo ho sempre ammirato la sua abilità di individuare la parte più debole di ogni vicenda umana in cui per ragioni personali o professionali si imbatteva e la sua capacità di schierarsi immediatamente a fianco di chi aveva subito dei torti. Lo rammento come un uomo di grande sensibilità e tra tutti i ricordi che si affastellano nella mia mente mi piace ricordare un episodio che ha visto come protagonista una bimba, perchè in esso ritrovo la sintesi più mirabile delle qualità di Paolo e perchè ritengo che solo una persona munita di grande sensibilità, come era lui, è in grado di stabilire un rapporto così intenso con chi, come i bambini, costituisce l'espressione più alta della purezza dei sentimenti e della ingenuità. Ero appena arrivato a Marsala e Paolo alla fine di una giornata di lavoro mi invitò a cena insieme agli altri colleghi. Mi disse che voleva portarmi a mangiare in un posto incantevole. In effetti il ristorante si trovava su una lingua di terra proiettata nel mare siciliano e la serata di tarda primavera faceva sì che al tramonto il mare ed il cielo si accendessero di mille luci e quasi si confondessero in un caleidoscopio di colori. Appena entrati nel ristorante vidi farsi incontro a Paolo una bambina di non più di sei anni, con capelli biondi raccolti in due codine, che si gettò tra le sue braccia. Paolo la prese in braccio e la accarezzò teneramente, tant'è che la bimba rimase per quasi tutta la serata sulle sue ginocchia. Tale atteggiamento mi colpì, ma il mio stupore cessò quando alla fine della serata seppi chi era quella bimba. Si trattava dell'unico testimone oculare della caduta di un aereo militare avvenuta nei pressi dell'aeroporto di Trapani. Paolo, che indagava su quel fatto, aveva dovuto sentire quella bambina rimasta comprensibilmente scossa dalla scena alla quale aveva assistito e, consapevole della forma di violenza che inevitabilmente andava ad esercitare sulla bambina, obbligandola a ricordare un fatto per lei doloroso, era riuscito a trovare quelle parole, quei modi e quei gesti che solo chi ha una grande purezza d'animo può utilizzare senza ferire la sensibilità di un essere ingenuo e fragile come una bambina di quell'età. Quest'uomo era Paolo Borsellino e così mi piace ricordarlo.

di Luciano Costantini Sost. Proc. Rep. Pistoia

Giovanni Falcone

“La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.”

La figura di Giovanni Falcone rappresenta un pilastro fondamentale nella lotta alla mafia e più in generale nella storia della Repubblica Italiana, uno straordinario esempio di fiducia e dedizione alle istituzioni: la fedeltà incondizionata di Falcone per lo Stato è stata a lungo espressa come un'anomalia, rispetto alla Sicilia e al suo capoluogo Palermo che dopo la sua morte sembrano aver finalmente ritrovato il coraggio di combattere la piaga della malavita.

martedì 13 maggio 2008

UN'INFORMAZIONE LIBERA? Sì PUò FARE!!!!!

Ciao a tutti, è un bel po' che non scrivevo nel blog. Se volete sapere il perché, ve lo dico: dopo le elezioni del 13-14 aprile, vedendo vincere per la terza volta il nano, mi sono demoralizzato, ho iniziato ad avere la politica a schifo e ho anche creduto che questo forum fosse inutile, perché non riuscivo a spiegarmi come avessero potuto gli italiani, dopo essere stati avvertiti da Grillo, da Travaglio e nel mio piccolo anche da me, ridare la presidenza a Berlusconi. Sono stato per 2 settimane sul punto di scrivere un post di addio e porre la parola fine a questa avventura.
Poi mi sono improvvisamente ripreso, anche grazie a Travaglio, che ascolto tutte le volte che va ad annozero.
Così ho capito che se avessi mollato, l'avrei data vinta alla politica mafiosa, perché anche se ho pochi visitatori, io spero di riuscire a far recepire il mio messaggio: la politica italiana è marcia e solo gli italiani, non andando a votare o votando il partito giusto, possono farla guarire.
Oggi vi voglio parlare di una cosa scandalosa che, in una democrazia europea che si rispetti, sarebbe inaccettabile: il controllo politico dei media.
Iniziamo dal caso RAI-Travaglio. Io sono disgustato da come ha reagito il consiglio di amministrazione della RAI alle proteste del PDL, dopo che Marco Travaglio, nella puntata di sabato scorso di Che tempo che fa, aveva semplicemente detto la verità: cioè che Renato Schifani, neoeletto presidente del senato, ha avuto rapporti con alcuni mafiosi. Così, mentre i dirigenti RAI chiedevano scusa a nome di Travaglio, definendosi "vergognati dal comportamento tenuto dal giornalista", Schifani querelava Travaglio, i media non commentavano in alcun modo l'accaduto, lasciando così il loro principale compito ad altri, tipo Dario Fo che ha detto:"Per la prima volta destra e sinistra sono d'accordo su qualcosa: imporre il silenzio a chi fa satira e denuncia gli illeciti".
Poi, non si può non soffermarci un minuto sulla frase del "cavaliere":"Mangano è un eroe". I media questa frase è come se non l'avessero sentita: qualche commentino que e là, poi basta. Solo su qualche giornale decente, tipo Il venerdì di Repubblica o l'Espresso, ho trovato qualche lettera indignata di qualche cittadino italiano che si chiedeva come fosse possibile che un primo ministro, dopo una frase del genere, non fosse stato cacciato, e qualcuno che gli rispondeva :"Siamo in Italia!!!". Certo è che, se una fatto del genere fosse accaduto in Francia, nel Regno Unito o in Gerrmania, l'autore di tale frase sarebbe stato senza dubbio arrestato e condannato, perlomeno a pgare una salatissima multa.
La cosa che mi da più noia è però un'altra: Travaglio denuncia il passato di Schifani e viene querelato, mentre nessun giornale pubblica articoli sul passato dei nostri politici. Ad esempio, quando il PDL candidò Ciarrapico, esplose la protesta quando disse:"Mi candido con Silvio, ma resto fascista". Ma perché nessun giornale fece notare che l'essere fascista è il male minore di Ciarrapico, visto che è stato condannato solo dio sa quante volte?
Ma la risposta è semplice: perché la politica ormai controlla il sistema di informazione in Italia. Anzi, non lo controlla proprio tutto: internet resta libero. Ma la domanda è: per quanto tempo lo sarà? Già durante il governo Prodi c'è stato un tentativo di assoggettarlo, ce ne saranno altri? Come andrà a finire?
Io purtroppo non sono un veggente e non lo posso dire, ma posso affermare che il cambiamento in Italia deve partire proprio dal Web, con siti, blog, forum e canali su youtube.
Quindi anche'io voglio fare la mia parte e lancio questa proposta, che molto probabilmente resterà inascoltata: tra poco i vertici RAI saranno cambiati, quindi io propongo di dare la presidenza della rete pubblica a Beppe Grillo, Marco Travaglio, Roberto Saviano e Luigi de Magistris. Forse allora verrà ripristinata la libera informazione e arriveremmo ad essere realmente una democrazia dove c'è il diritto di parola che, in un modo o nell'altro, i politici sono sempre riusciti ad assoggettare ai loro interessi.
Vi prego quindi di copiare la parte in rosso del messaggio e di inviarla a tutte le persone che conosci, non per creare un'altra delle tante catene che oggi affollano internet, ma per far capire che i cittadini hanno preso coscienza dei loro diritti violati e adesso vogliono rimpossessarsi della TV.
Grazie,
Francesco.

Poesia per Silvio

Se quella notte, per divin consiglio,
la Donna Rosa, concependo Silvio,
avesse dato ad un uomo di Milano
invece della topa il deretano
l'avrebbe presa in culo quella sera sol Donna Rosa
e non l'Italia intera.

Roberto Benigni

martedì 15 aprile 2008

Come è potuto accadere?

Come è potuto accadere che gli italiani abbiano rieletto Berlusconi, dopo che ci ha ridotti alla fame nel precedente governo, dopo che si è visto come usa il potere, dopo che sono venute a galla tutte le sue inchieste giudiziarie.
Io personalmente non riesco a capacitarmene, non posso credere che ci siano degli italiani così coglioni da rieleggerlo per la terza volta. A questo punto l'Italia è segnata: in pochi mesi l'inflazione salirà alle stelle, Berlusconi toglierà (forse) l'ICI, e compenserà aumentando a dismisura le altre tasse, farà costruire il ponte sullo stretto, regalando miliardi di euro alla mafia, metterà in moto il processo che ci riporterà il nucleare, con tutti i rischi connessi. E naturalmente resteremo ultimi nell'UE. Anzi, sarà un miracolo se non ne saremo cacciati.
Quando ieri sera ho appreso la notizia della vittoria di Berlusconi, mi sono sentito svuotare, mi sono sentito perso. Ma soprattutto ho avuto paura, perché io e i ragazzi della mia generazione in Italia non avremo un futuro. Appena compiuti i 18 anni saremo costretti ad emigrare, perché qui staremo solo a fare i precari dando la nostra fiducia a politici che la usano per pulircisi il culo. Poi ho rivolto un pensiero a Veltroni, e mi sono sentito dispiaciuto per lui. Veltroni, infatti, ha rinunciato alla sua carica di sindaco di Roma per tentare di essere eletto premier, e ne è uscito sconfitto.
Non tutte le speranze sono però perdute. Come ben sapete, il PDL ha un netto vantaggio sul PD grazie al 9% circa guadagnato dalla Lega Nord. Questo significa che Berlusconi dovrà esaudire tutti i desideri del Senateur, mettendo in secondo piano il programma di governo del PDL. Così facendo potrebbe spaccare il suo partito per favorire quello di Bossi. Ma se non lo fa allora sarà Bossi ad abbandonare la maggioranza, lasciando al Berlusca un numero esiguo di senatori necessari per far passare le leggi.
C'è anche un'altra possibilità, anche se è la meno probabile. Berlusconi, avendo già fatto tutte le leggi adpersonam di cui aveva bisogno nel precedente governo, questa volta potrebbe rispettare li impegni presi con gli italiani e mettere in atto il programma di governo del PDL, che però non garantisce la ripresa economica del paese.
In poche parole, superata la delusione per queste elezioni, non ci resta che guardare avanti e sperare che finalmente qualcosa cambi, in un'Italia mafiosa, vecchia e che rifiuta i giovani.

venerdì 11 aprile 2008

Eliot Spitzer in Italia

Come ben sapete il governatore di New York, Eliot Spitzer, si è dimesso perché è finito in uno scandalo a luci rosse. Si è dimostrato coerente, ha fatto intendere che è consapevole di non meritare più la fiducia dei cittadini.
Immaginiamo per un momento che un fatto simile accada in Italia. Un governatore di una regione, che per convenienza chiameremo Mister X, viene beccato ad andare a puttane. Cosa accade? Si dimette come Spitzer? No. Accusa i giornali di essere calugnatori e dice che è tutta propaganda elettorale, che è tutta opera dell'opposizione che lo vuole levare di mezzo per poter prendere il suo posto alla guida della regione. I suoi alleati gli danno pienamente ragione e dicono che porteranno la faccenda in tribunale.
Dall'altra parte l'opposizione tace. Non dice niente, di accusa di solidarietà.
In poche parole non cambierebbe niente. Il governatore continuerebbe a governare e ad andare a puttane, i giornali sarebbero messi a tacere e la politica mafiosa italiana avrebbe vinto un'altra volta, dimostrando anche che i politici non hanno rispetto nei nostri confronti, che se ne fregano dei nostri voti e delle nostre opinioni, che non sono coerenti nei nostri confronti.
Resterebbe la solita vecchia Italia.