passaparola

mercoledì 21 maggio 2008

Gli ultimi tre post li ho voluti dedicare a tre grandi della lotta alla mafia: Peppino Impastato, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ma perchè l'ho fatto? La risposta è semplicissima: perchè voglio contribuire a tenere viva la memoria ed il sacrificio di questi uomini, che hanno donato la loro vita per sconfiggere un male che da quasi due secoli attanaglia il nostro paese, perchè voglio evitare che un giorno si dica: "Borsellino era un criminale, Provenzano un eroe".
Ad essere sinceri qualcosa del genere è già accaduto, anche se nessuno ci ha prestato molta attenzione: Silvio Berlusconi ha detto che Vittorio Mangano è un eroe. Ma perchè lo ha detto e nessuno gli ha fatto nulla?
Semplice: in questi ultimi 14 anni in Italia si è assisitito ad un preoccupantissimo processo di inevoluzione, a cui purtroppo non si presta mai troppa attenzione.
Iniziamo dal principio: 14 anni fa si candidava per la prima volta la ruolo di primo ministro un imprenditore di Milano, divenuto famoso per aver fondato l'azienza televisiva Mediaset. All'epoca non si sapeva granchè del passato di quest'uomo, che si presentava sulla sciena politica italiana come un drastico risolutore di problemi, in un periodo nero della nostra repubblica. Era infatti il periodo di "Mani Pulite", l'indagine giudiziaria che portò alla fine della prima repubblica e alla scomparsa di tutti i partiti che fino ad allora avevano dominato la scena politica italiana.
Berlusconi vinse le elezioni del 1994 con la Casa delle Libertà, un'alleanza di partiti di destra di cui faceva parte anche Forza Italia, il partito fondato da Marcello Dell'Utri per ordine di Berlusconi. Tuttavia il cavaliere governò pochi mesi, perchè nel dicembre dello stesso anno il leader della Lega Nord Umberto Bossi, un alleato di Berlusconi, tolse la fiducia al governo, obbligando così il presidente della repubblica a sciogliere anticipatamente le camere.
A questo punto si iniziò ad indagare sul passato di Silvio Berlusconi: si scoprì che aveva intrattenuto rapporti con dei mafiosi (ne aveva ospitato addirittura uno, a cui aveva affidato il compito di stalliere nella sua villa di Arcore). Gia nel 1992 Borsellino parlava di questi rapporti. Citerò alcune frasi che il magistrato disse a due giornalisti che lo interrogavano in proposito:

Giornalista Non le sembra strano che certi personaggi, grossi industriali come Berlusconi, Dell'Utri, siano collegati a uomini d'onore tipo Vittorio Mangano?

Borsellino: All'inizio degli anni Settanta, Cosa Nostra cominciò a diventare un'impresa anch'essa, un'impresa nel senso che attraverso l'inserimento sempre più notevole, che a un certo punto diventò addirittura monopolistico, nel traffico di sostanze stupefacenti, Cosa Nostra cominciò a gestire una massa enorme di capitali, dei quali naturalmente cercò lo sbocco, perché questi capitali in parte venivano esportati o depositati all'estero e allora così si spiega la vicinanza tra elementi di Cosa Nostra e certi finanzieri che si occupavano di questi movimenti di capitali.

Giornalista: Lei mi dice che è normale che Cosa Nostra si interessi a Berlusconi?

Borsellino: è normale che chi è titolare di grosse quantità di denaro cerchi gli strumenti per poter impiegare questo denaro, sia dal punto di vista del riciclaggio, sia dal punto di vista di far fruttare questo denaro.

Giornalista: Mangano era un pesce pilota?

Borsellino: Sì, guardi le posso dire che era uno di quei personaggi che ecco erano i ponti, le teste di ponte dell'organizzazione mafiosa nel nord Italia.

Giornalista: Si dice che abbia lavorato per Berlusconi?

Borsellino: Non le saprei dire in proposito o anche se le debbo far presente che come magistrato ho una certa ritrosia a dire le cose di cui non sono certo, so che ci sono addirittura ancora delle indagini in corso in proposito. Non conosco quali atti siano ormai conosciuti, ostensibili e quali debbano rimanere segreti. Questa vicenda che riguarderebbe i suoi rapporti con Berlusconi, è una vicenda che la ricordi o non la ricordi, comunque è una vicenda che non mi appartiene, non sono io il magistrato che se ne occupa quindi non mi sento autorizzato a dirle nulla.

Giornalista: C'è un'inchiesta ancora aperta?

Borsellino: So che c'è un'inchiesta ancora aperta.

Giornalista: Su Mangano e Berlusconi a Palermo?

Borsellino: Sì.
Indro Montanelli rivelò di aver lasciato la direzzione del "Il Giornale" quando Berlusconi, che ne era il proprietario, gli annunciò di volerlo utilizzare per fare propaganda al suo partito.
Berlusconi riesce a farsi rieleggere primo ministro nel 2001: è la fine di tutto. L'economia inizia ad andare a rotoli, la criminalità aumente e muotre la libertà d'informazione: difatti Berlusconi controllava già la seconda emittente più importante d'Italia (Mediaset). Con la presidenza del consiglio riesce a mettere le mani anche nella RAI. Infine, con i finanziamenti ai giornali è riuscito a tappare la bocca pure a loro. L'unica fonte di notizie che resta pura è internet, ma per quanto ancora sarà libera?
Comunque, il succo del discorso è che attraverso il controllo dei media Berlusconi è riuscito a diventare un dio, intoccabile e inddistruttibile, facendoci scordare il nostro passato e riempiendo le nostre giornate di stupide soap opera.
Così se 14 anni fa consideravamo Falcone e Borsellino eroi e quantomeno multavamo chi diceva che un mafioso era un eroe oggi si sta zitti. Per esempio qualche settimana fa Berlusconi ha detto che Vittorio Mangano è un eroe perchè non ha denunciato i rapporti che c'erano tra Berlusconi e Cosa Nostra, anche se facendolo ne avrebbe tratto vantaggi. Nessuno ha fatto qualcosa a Berlusconi. Così, nel giro di appena 14 anni, il mafioso che non parla è passato da omertoso ad eroe, anche se gli italiani considerano ancora Borsellino e Falcone come grandi uomini.

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